Il 2020 ha messo a dura prova tutti noi e specialmente chi lavora nel settore artistico incidendo su un sistema fragile e complesso. ARTEC, comprendendo tutte le difficoltà del presente e per avere sempre uno sguardo aperto verso il futuro, ha deciso di istituire nell’ambito del Progetto Passpartout: il Premio Antonio Neiwiller e le Borse di studio intitolate a Emanuele Capissi. 

PREMIO ANTONIO NEIWILLER

Il Premio Antonio Neiwiller destina 10.000,00€ del finanziamento ricevuto dalla legge 6/2007 art.6, interventi speciali, alla Produzione Under 35 che si è distinta nel periodo 2019/20 ricevendo premi o menzioni o presente in terne finaliste in premi di particolare rilievo.
Abbiamo voluto allargare lo sguardo oltre gli associati ARTEC permettendo la partecipazione a tutti e ciò ci ha permesso anche di indagare e di conoscere realtà di recente formazione.
Il bando ha riscontrato un forte interesse e le proposte arrivate hanno superato il numero dei 10 soggetti finanziabili, imponendoci una scelta, che ha escluso i soggetti iscritti ad ARTEC e che avevano ricevuto le borse di studio del precedente bando e alcune proposte che, a nostro parere, non presentavano le caratteristiche di professionalità o non rispondevano ai criteri del bando.

 I vincitori del Premio Neiwiller sono:

– BEstand (vincitore del premio INVENTARIA IX edizione anno 2019)
– Collettivo LaCorsa (finalisti premio DANTE CAPPELLETTI 2020)
– Collettivo LunAzione (vincitore premio SCENARIO PERIFERIE 2019)
– I Pesci (Finalisti premio PIMOFF 2020 teatro contemporaneo)
– Il Teatro Nel Baule (finalisti premio IN-BOX 2019)
– LeScimmie (Menzione della giuria SCENARIO INFANZIA 2020)
– Liberaimago (finalista del bando NdN 2020)
– Collettivo Mind the Step thestep (finalist premio SCENARIO 2019)
– Putéca Celidònia (Vincitore premio della CRITICA 2020 e GIOVANI REALTA’ 2019)
– Compagnia Vulìe Teatro (Semifinalista al premio DANTE CAPPELLETTI 2020)

BORSE DI STUDIO EMANUELE CAPISSI

Durante un anno così difficile come il 2020, ARTEC sceglie di stare dalla parte dei giovani artisti e di chi faticosamente prosegue il lavoro di formazione con la creazione di 18 borse di studio intitolate a “Emanuele Capissi” (giovane e promettente artista scomparso l’8 novembre 2019), in collaborazione con l’Associazione a lui dedicata “Emanuele Capissi, la passione e i viaggi per l’arte.” Il valore di ogni borsa di studio sarà di 300,00€; tale iniziativa si rende possibile grazie alle risorse della legge 6/2007 della Regione Campania. Le Borse di studio saranno devolute ad allievi delle scuole e dei laboratori di teatro organizzati regolarmente in teatri di piccole dimensioni associati ad ARTEC.

È tempo di mettersi in ascolto.
È tempo di fare silenzio dentro di sé.
È tempo di essere mobili e leggeri,
di alleggerirsi per mettersi in cammino.
È tempo di convivere con le macerie e
l’orrore, per trovare un senso.
Tra non molto anche i mediocri lo diranno.
Ma io parlo di strade più impervie,
di impegi più rischiosi,
di atti meditati in solitudine.
L’unica morale possibile
è quella che puoi trovare,
giorno per giorno,
nel tuo luogo aperto-appartato.
Che senso ha se solo tu ti salvi.
Bisogna poter contemplare,
ma essere anche in viaggio.
Bisogna essere attenti,
mobili,
spregiudicati e ispirati.
Un nomadismo,
una condizione,
un’avventura,
un processo di liberazione,
una fatica,
un dolore,
per comunicare tra le macerie.
Bisogna usare tutti i mezzi disponibili,
per trovare la morale profonda
della propria arte.
Luoghi visibili,
e luoghi invisibili,
luoghi reali
e luoghi immaginari
popoleranno il nostro cammino.
Ma la merce è merce
e la sua legge sarà
sempre pronta a cancellare
il lavoro di
chi ha trovato radici e
guarda lontano.
Il passato e il futuro
non esistono nell’eterno presente
del consumo.
Questo è uno degli orrori,
con il quale da tempo conviviamo
e al quale non abbiamo ancora
dato una risposta adeguata.

Bisogna liberarsi dall’oppressione
e riconciliarsi con il mistero.
Due sono le strade da percorrere,
due sono le forze da far coesistere.
La politica da sola è cieca.

Il mistero, che è muto,
da solo diventa sordo.
Un’arte clandestina
per mantenersi aperti,
essere in viaggio ma
lasciare tracce,
edificare luoghi,
unirsi a viaggiatori inquieti.
E se a qualcuno verrà in mente,
un giorno, di fare la mappa
di questo itinerario;
di ripercorrere i luoghi,
di esaminare le tracce,
mi auguro che sarà solo
per trovare un nuovo inizio.

È tempo che l’arte
trovi altre forme
per comunicare in un universo
in cui tutto è comunicazione.
È tempo che esca dal tempo astratto
del mercato,
per ricostruire
il tempo umano dell’espressione necessaria.
Bisogna inventare.
Una stalla può diventare
un tempio e
restare magnificamente una stalla.
Né un Dio,
né un’idea,
potranno salvarci
ma solo una relazione vitale.
Ci vuole un altro sguardo
per dare senso a ciò
che barbaramente muore goni giorno
omologandosi.
E come dice un maestro:
“tutto ricordare e tutto dimenticare”.

 

Antonio Neiwiller
L’altro sguardo: per un teatro clandestino.
Dedicato a T. Kantor
; 1993